Cosenza, nasce l’Università del volontariato

COSENZA – E’ l’unica sede in Calabria e la seconda dopo Salerno nel Sud Italia. L’Università del Volontariato, nata a Milano circa 4 anni fa sulla base di un progetto del Centro servizi del capoluogo lombardo, arriva anche a Cosenza su iniziativa del Csv.

L’Università del Volontariato nasce dall’esigenza di formare coloro che vogliono impegnarsi per gli altri e dare vita ad un confronto sul terzo settore e sulle politiche di welfare. Il percorso universitario prevede corsi specialistici, serate informative per i cittadini e una formazione specifica per le associazioni. Per la definizione dell’offerta il Csv ha portato avanti un’analisi del fabbisogno del volontariato cosentino distribuendo alcuni questionari ai volontari del cosentino.

Il Csv di Cosenza ha pensato di proporre questa esperienza sul proprio territorio nella convinzione che «il volontariato sia una vera e propria scuola di vita e che la formazione dei volontari sia condizione indispensabile per espletare al meglio la loro opera finalizzata a dare risposte concrete ai bisogni delle comunità». Un percorso ancora in fase di costruzione quello cosentino e che mira a creare, così come accaduto a Milano «una rete di partner locali – ha dichiarato la presidente del Csv Maria Annunziata Longo – con i quali strutturare nel tempo il progetto. Sicuramente si tratta di un percorso aperto e calato sulle esigenze del territorio».

Per una protesi ci vuole un tappo. Il progetto dei ragazzi del “Massimo” di Roma

Anche un tappo può dare una mano. O, meglio, crearla. Lo hanno imparato i ragazzi dell’istituto paritario “Massimiliano Massimo” che con l’aiuto di alcuni genitori-ingegneri, di due professori dell’università di Roma Tre e di alcuni docenti della scuola, hanno progettato e costruito un sistema che consente di trasformare tappi e contenitori di plastica in protesi esterne o pezzi di ricambio essenziali, grazie a estrusori e stampanti 3D. Il tutto con l’obiettivo di inviare i loro “kit” a due ospedali africani, il Lacor St. Mary Hospital in Uganda e il centro sanitario di Kenge in Congo. Per farlo, hanno ancora bisogno, però, di 22.900 euro e così lanceranno oggi (venerdì 4 marzo), con un evento nel loro istituto, un crowdfunding attraverso la piattaforma Eppela. Lo spunto per il progetto “Crowd4Africa” è arrivato da uno studio Onu, in cui si evidenziavano le difficoltà e gli altissimi costi per l’invio di aiuti umanitari in Africa e si raccomandava quindi di sperimentare la produzione in loco. Ma anche dalla consapevolezza che con le stampanti 3D i costi per costruire protesi e pezzi di ricambio si possono abbattere drasticamente. Così si è deciso di mettere a frutto in questo progetto umanitario le competenze che gli alunni avevano acquisito durante due corsi: “For 3D world”, che coinvolto i 15 ragazzi dai 15 ai 17 anni che hanno ora organizzato il crowdfunding, assistiti da 20 professionisti volontari provenienti dal mondo dell’industria, dell’università, della scuola, della sanità. E “Making 3D Printers” in cui 69 ragazzi dagli 8 ai 15 anni e 40 genitori hanno studiato la progettazione e la costruzione di una personale stampante 3D. Anche gli estrusori (che servono per trasformare la plastica dei tappi triturati in un filo rifinito, materia prima per la stampa) «sono stati costruiti da zero» racconta Dante Dessena, uno dei papà ingegneri che figurano fra i promotori dell’iniziativa. «L’obiettivo è quello di mettere a disposizione dei medici che operano in Africa l’intero kit, file 3D compresi, in modo che possano produrre in loco le protesi»

Mariusz Kędzierski, l’artista senza braccia che disegna volti di persone

ŚWIDNICA – «Questa è la mia passione, il mio modo di vivere». Mariusz Kędzierski non ha dubbi quando gli viene chiesto di raccontare la propria arte. I suoi disegni rappresentano il suo mondo. E il suo è talento puro, soprattutto perché disegna senza braccia. «Intorno al disegno ruota tutto il tutto mio futuro. La cosa più difficile è stata decidere se era questo che volevo fare nella mia vita. Non mi sono mai pentito della mia scelta».

Mariusz, polacco, è nato con una malformazione alle braccia: «Il disegno è qualcosa di eccezionale nella mia vita perché mi ha aiutato a superare i momenti più difficili». Le persone sono la sua passione, i soggetti che più lo ispirano. Nei suoi ritratti si trovano persone di ogni tipo, ognuno di loro immortalato con dovizia di dettagli, con un risultato talmente realista da sembrare che quei visi escano fuori dalla carta. «Non è un caso che i miei disegni siano soprattutto ritratti. In qualche modo sono un mio riflesso, un riflesso delle mie emozioni».

I suoi disegni, nonostante le difficoltà (anche economiche), lo hanno portato in giro per il mondo. «La cosa migliore che la mia arte mi ha regalato – racconta – è che nonostante la mia disabilità, posso dare un esempio. Posso dire di non rinunciare a cercare la passione, come chi non è mai riuscito a trovarla nella sua vita o che ha perso la propria motivazione».

In quello che fa Mariusz non segreti né trucchi. E’ una spinta emotiva che parte dal cuore e che supera i ogni limite. «Nelle mie matite non c’è niente di speciale, tranne il fatto – scherza – che sono magiche».

Le casette in cartone di Nonno Silvano

Non è uno psicologo e neppure un pedagogista. Per tutti è semplicemente Nonno Silvano. Ha lavorato per anni in un’industria di conserve alimentari. E ora che è alle soglie degli ottant’anni mette la sua arte – un talento nascosto e mai espresso – al servizio degli altri. Dopo il terremoto dell’Emilia che nel maggio 2012 causò oltre venti morti e centinaia di feriti, Nonno Silvano ha iniziato a costruire casette di cartone per aiutare i bimbi a superare il trauma.

La sua città è Medolla, piccolo comune in provincia di Modena che conta poco più di 6 mila abitanti. E’ qui che abita Nonno Silvano, al secolo Silvano Vergnani. In questi anni la sua attività ludica (e terapeutica) si è spinta sempre più in là, fino ad arrivare a Mirandola. L’epicentro di quel terribile terremoto era stato individuato proprio in quell’area compresa nel triangolo formato da Medolla, San Felice sul Panaro e – appunto – Mirandola.

Silvano – già ribatezzato «nonno comunitario» – progetta, taglia, scompone. Le sue casette sono belle allo sguardo.

«Con gli asili e le scuole lesionate, i bambini si ritrovavano senza un punto di riferimento» racconta alla Gazzetta di Modena.

L’idea iniziale è nata proprio da questa considerazione. Così, complice la collaborazione con il Comitato genitori di San Martino Spino, il percorso ha avuto inizio. Mentre Silvano ritaglia i pezzi di cartone riciclato – frutto di una filiera di solidarietà che coinvolge anche alcune imprese locali – i bambini ricompongono e colorano aiutati da genitori e familiari.

Un’attività contagiosa che si regge sulle relazioni e sulla speranza. Quella del futuro. Perché forse, oggi, il terremoto fa un po’ meno paura. E il merito è anche di Nonno Silvano.

A Parigi c’è Lulu, il portinaio di quartiere

È un po’ il sogno di ciascuno. Avere un domestico personale che si occupi delle piccole e fastidiose faccende quotidiane per noi. Qualcuno cui rivolgersi quando le tapparelle smettono di funzionare a dovere o a cui affidare i figli nelle ore dei compiti.

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A Parigi il sogno è diventato realtà. Vicino a place de Vosges c’è infatti Lulu dans ma rue (Lulu nella mia strada). A guardarla sembra una normale edicola. Invece è una sorta di portinaio di quartiere. Anzi meglio: un concierge di quartiere. Da Lulu si può ricorrere per ogni cosa.

Charles-Edouard Vincent

Esiste dalla primavera dell’anno scorso, ha il sostegno del comune di Parigi ed è un successo: 11.000 clienti, 3.596 servizi richiesti ai 48 Lulus e 120 proposte di nuove aperture in tutta la città.

L’idea è venuta a un economista prodige, Charles-Edouard Vincent, passato per Polytechnique e la Stanford university e oggi, a 42 anni, insegnante di economia sociale nella più prestigiosa scuola di commercio di Francia, laHEC : «abbiamo voluto ridare umanità alla vita quotidiana. Lulu dans ma rue è un portierato di quartiere. L’obiettivo è di risolvere piccoli e anche un po’ più grandi problemi degli abitanti del quartiere». Ecco perché il motto del piccolo chiosco recita: «Bricolage, ménage, coup de main et bonne humeur» (Fai da te, pulizia, darrsi una mano e buon umore ndr).

Ma come funziona tecnicamente? Basta contattare il chiosco per speigare di cosa si ha bisogno. Si può telefonare, inviare una mail o semplicemente passare di persona. Una volta individuato il bisogno, il portiere di turno trova il Lulu giusto, cioè l’uomo o la donna (idraulico, pollice verde, esperto informatico, studente, pensionato, ex disoccupato, magari il vicino di casa) in grado di svolgere il lavoro richiesto. Le tariffe sono modiche: tra i 5 e i 10 euro per venti minuti (in caso di piccoli interventi), o a forfait concordati in anticipo, il tutto detraibile dalle tasse al cinquanta per cento.

Libri, un’eredità in dono ai bambini

Lei era una lettrice appassionata. E solo i lettori appassionati possono capire quale sia il valore sociale dei libri. Solo chi legge tanto e legge con amore sa che a volte basta un libro per migliorare un po’ la propria vita, soprattutto se il libro gli è stato donato.

Lei era un’affezionata sostenitrice della biblioteca “eFFeMMe23” di Moie di Maiolati Spontini. Il suo nome era Sandra Paola Luchessoli e da oggi i bambini nati lo scorso anno riceveranno in dono un kit di libri da sfogliare e dvd da guarda in biblioteca che in qualche modo portano il segno della giovane donna scomparsa prematuramente. Merito del marito Alessandro Coppari che ha deciso, in memoria della moglie, di raccogliere soldi durante la cerimonia funebre da destinare alla biblioteca.

Al resto ci ha pensato l’amministrazione comunale di Maiolati. Il sindaco Umberto Domizioli ha deciso di trasformare la donazione di Coppari in un investimento per 59 bambini del territorio nati nel 2015.

Il fondo raccolto è stato utilizzato per acquistare il pacco dono di “Nati per leggere”, un progetto nazionale di promozione alla lettura ai figli da parte dei genitori al quale la biblioteca di Maiolati aderisce da diversi anni. All’interno dei locali sono anche riservati alcuni spazi dedicati ai bambini secondo varie fasce d’età, completi anche di fasciatoio e dondolo per l’allattamento.

Così la biblioteca si è arricchita di nuovi libri e nuovi dvd di cui i bambini potranno usufruire liberamente. Per diventare lettori appassionati e adulti coraggiosi, capaci come Alessandro e Sandra Paola di piccoli grandi gesti quotidiani.

 

I giovani che si prendono cura della città

Relegata alle ultime pagine mai lette dei libri di storia per essere in seguito eliminata e poi peggio ancora dimenticata dalla vita dei cittadini, l’educazione civica risorge ricca di nuova energia nel progetto dell’Associazione Polis Fuoriclasse, che regala agli studenti milanesi delle classi medie nuovi occhi per guardare la propria città e fare qualcosa per renderla più bella.

E sono occhi sensibili, coraggiosi, intraprendenti e con entusiastica voglia di fare quelli che ora vedono graffiti vandalici sui monumenti, rifiuti nei parchi, segnaletica spezzata o semafori manomessi come una stortura da raddrizzare e non come un panorama decadente cui assuefarsi per effetto di una realtà data per scontata.

Protagonisti under-30 della Global Shaper Community, i fondatori della PolisFilippo Gavazzeni e Silvia Ivaldi, avevano un cruccio.

«Non riuscivamo a capire perché gli studenti milanesi non vivessero la città come propria e non sentissero un senso di appartenenza. Ci siamo chiesti come fare per aiutarli a scoprire la bellezza di Milano e ad apprezzarla, e abbiamo risposto con il progetto Milano Fuoriclasse in cui promuoviamo l’educazione civica per valorizzare il patrimonio culturale, il territorio, e il rispetto dell’ambiente. Perché questi ragazzi non sono i cittadini di domani. Sono a pieno titolo i cittadini di oggi: cittadini fuoriclasse».

Il progetto pilota parte con l’anno scolastico 2013-14 e a oggi cresce coinvolgendo sempre più classi e scuole tra l’entusiasmo dei ragazzi, degli insegnanti, dei genitori e delle associazioni che collaborano per rendere possibili tutte le attività proposte. I ragazzi sono portati a esplorare e conoscere la propria città attraverso itinerari culturali tematici sul territorio, come, ad esempio, MI Romana o MI Contemporanea. Sono guidati da studenti volontari universitari che oltre alla storia, raccontano tradizioni, leggende e anche ricette milanesi, per una cultura globale di Milano.

Durante le uscite i ragazzi imparano e osservano gli aspetti della città che, secondo le loro esigenze, potrebbero essere migliorati, e propongono delle attività per rendere più bella e vivibile la loro Milano. Se vogliono ripulire una piazza o un parco si chiede l’intervento dell’AMSA che fornisce le scope; se decidono di ripulire un edificio o un monumento dai graffiti vandalici si chiama in aiuto l’Associazione Nazionale Antigraffiti – Retake Milano; se decidono di diventare loro stessi guide turistiche e culturali arriva a sostegno il Touring Club Italiano, in uno stupefacente e continuo carosello di cooperazione e impegno civico.

L’Associazione Buon Senso & Legalità, collaboratori a tempo pieno del progetto per quanto riguarda l’aspetto della cittadinanza attiva, hanno aperto appositamente per i ragazzi, all’interno del portale www.partecipaMi.it, la sezione I Giovani per Milano, per permettere loro di segnalare in autonomia le inefficienze e gli interventi necessari che ora sono in grado di individuare da soli in qualsiasi momento della loro giornata. Succede poi che mentre i cittadini attivi crescono, contribuiscono anche a un’integrazione sociale degli studenti stranieri e delle loro famiglie. Infatti, dopo aver scoperto i molteplici aspetti di una Milano certamente affascinante, sono i ragazzi che portano a giro i genitori alla scoperta della loro nuova patria.

Un effetto a cascata tutto positivo, quindi, che fa ben sperare in un reintegro dell’educazione civica tra le materie da studiare ma soprattutto da mettere in pratica da parte di tutti. Migliorerebbe certamente la città, e anche l’animo delle persone.

 

Quanto vale un secondo di vita

ROMA – È l’Associazione Italiana Endometriosi la Onlus premiata dal contest #unsecondo(www.unsecondo.it), l’iniziativa promossa da Electro Power Systems, realtà che opera nel settore dell’energia sostenibile ed è specializzata in sistemi e soluzioni di stoccaggio di energia a zero impatto ambientale, e daRepubblica.it per esprimere in 140 caratteri il significato di un secondo di vita. L’operazione, lanciata su Twitter la scorsa estate, in occasione dell’introduzione del cosiddetto “secondo intercalare”, la soluzione adottata dall’International Earth Rotation and Reference System(Ierts,) per sincronizzare il tempo umano con quello astronomico, metteva in palio il corrispettivo economico dell’energia consumata in un secondo in Italia. Un valore stimato da Electro Power Systems pari a 5.000 euro, da destinare alla Onlus citata nel tweet che meglio avrebbe descritto la bellezza racchiusa in un rapido movimento scandito dalla lancetta dell’orologio.

“La bellezza della vita in tutta la sua imperfezione”. Fantasia, emozione, ma soprattutto solidarietà alla base dei cinguettii che la giuria composta da giornalisti di Repubblica.it ha valutato, decretando come più rappresentativo quello di AIE Onlus: “Viviamo in un secondo la bellezza della vita, in tutta la sua imperfezione”. L’Associazione Italiana Endometriosi Onlus è nata nel 1999 e da 16 anni lavora con impegno, passione e serietà per offrire un sostegno sempre più efficace ed attento a tutte le donne affette da questa patologia. “È con piacere che abbiamo partecipato al contest #unsecondo, coinvolgendo le nostre socie e i nostri sostenitori – commenta Jacqueline Veit, Presidente di AIE – Ringraziamo Electro Power Systems per aver creato questa opportunità dedicata alle associazioni di volontariato e averci aiutato a puntare i riflettori su una malattia tanto complessa quanto poco conosciuta come è l’endometriosi, nonostante si stima che solo in Italia 3 milioni di donne ne soffrano. Non possiamo ancora né prevenire né guarire l’endometriosi, ma possiamo fare tanto per aiutare le donne che ne sono colpite a convivere con essa nel miglior modo possibile e grazie a iniziative come questa la nostra associazione può portare avanti il suo prezioso lavoro.”

Una battaglia per comprendere il valore dell’energia. Una battaglia che EPS, comprendendo il valore dell’energia che ogni secondo viene sprecata (650 MWh nel mondo, 10 MWh solo in Italia), sosterrà con un piccolo aiuto concreto attraverso lo stoccaggio simbolico del secondo di tempo in più guadagnato. “Il terzo settore – ha dichiarato Carlalberto Guglielminotti, CEO di Electro Power Systems – è per noi fonte di ispirazione perché le organizzazioni che vi operano sono impegnate quotidianamente nel trovare soluzioni pratiche capaci di arginare situazioni a cui la scienza, la medicina, la ricerca, i governi non hanno trovato o elaborato risposte strutturali. In EPSaffrontiamo con la stessa determinazione la nostra sfida che è la transizione energetica: un tema che ha un forte impatto sociale e collettivo. Ogni secondo nel mondo si consumano 650 MWh di elettricità. Grazie alla ricerca e sviluppo siamo stati in grado di affrontare e trovare soluzioni per arginare questo fenomeno, ma siamo ancora all’inizio.”

Chi è Electro Power Systems. Fondata nel 2005 a seguito dello spin-off del Politecnico di Torino (Italia), Electro Power Systems (EPS) opera nel settore delle energie sostenibili, ed è specializzata in soluzioni integrate di stoccaggio di energia. Nel 2015 ha annunciato l’acquisizione di Elvi Energy, società nata dallo spin-off del Politecnico di Milano e leader mondiale nell’integrazione di sistemi di stoccaggio, ampliando così il proprio vantaggio tecnologico. Grazie alla simbiosi con le due maggiori università scientifiche in Italia, EPS rappresenta un fulgido esempio di un arricchimento reciproco di competenze tra aziende in forte crescita commerciale e ricerca accademica d’avanguardia.

Soluzioni a zero impatto ambientale. Il Gruppo è specializzato in soluzioni integrate di stoccaggio di energia ibrida e technology-neutral, per il supporto delle reti nelle economie sviluppate e per la generazione di energia off-grid nei paesi emergenti. Offre soluzioni a zero impatto ambientale a basso costo e remunerative su base commerciale senza sussidi. La missione del Gruppo è di diventare la chiave della transizione energetica tramite il controllo totale dell’intermittenza delle fonti di energia rinnovabile. Grazie alla continua integrazione delle migliori tecnologie di batterie al mondo per fornire flessibilità, e alla piattaforma di stoccaggio ad idrogeno e ossigeno esclusiva del Gruppo adatta a fornire lunghe autonomie senza ricorrere al diesel o alla generazione a gas, le tecnologie del Gruppo consentono oggi alle energie rinnovabili di alimentare concretamente, 24h su 24h, intere comunità, in maniera completamente pulita ed a un costo inferiore.

Australia Ai Weiwei e Andy Warhol, artisti per la libertà

L’artista e attivista cinese Ai Weiwei è all’attenzione dei media di tutto il mondo per la sua protesta politica e la sua presa di posizione a favore dei rifugiati.
A fine gennaio ha deciso di chiudere la sua mostra “Ruptures” a Copenhagen per protestare contro la nuova legge controversa che limita l’immigrazione, permettendo alle autorità di sottrarre ai migranti i loro beni di valore e qualche giorno dopo si è fatto immortalare sdraiato su una spiaggia di Lesbos, ricreando l’immagine di Aylan, un bambino affogato il cui corpo è stato trascinato su una spiaggia a Bodrum, in Turchia, e che è diventato il simbolo della crisi dei rifugiati siriani.
L’artista aprirà uno studio a Lesbos come parte di una serie di progetti per aiutare i rifugiati.

Weiwei è stato anche coinvolto in una battaglia con il colosso Danese Lego.
Lo scorso ottobre Ai Weiwei ha rivelato su Instagram che la multinazionale ha rifiutato un ordine di grandi dimensioni per la mostra Andy Warhol-Ai Weiwei, alla National Gallery of Victoria di Melbourne.
I pezzi sarebbero dovuti servire per una grande installazione con una serie di ritratti di attivisti Australiani per i diritti umani e la libertà di parola e di informazione. La Lego ha negato la fornitura sostenendo di non supportare opere di tipo politico.
Ai Weiwei ha replicato sulla sua pagina Instagram che il loro rifiuto è “un atto di censura e di discriminazione”.
Di conseguenza è nato un movimento, che da Melbourne si è diffuso nel mondo, e una gigantesca campagna online:migliaia di persone hanno donato i loro mattoncini Lego.
Recentemente, riporta il Guardian, in seguito a una massiccia protesta internazionale, la Lego ha ritirato il divieto di fornire grossi ordini per motivi politici.

L’installazione di Ai Weiwei, la Letgo Room, ritrae personaggi come il fondatore di Wikileaks , Julian Assange, l’attivista per i diritti degli aborigeni australiani Gary Foley, la portavoce contro la violenza domestica Rosie Batty e il giornalista di al-Jazeera Peter Greste.
Weiwei ha completato il suo lavoro con due milioni di mattoncini di Lego finti ( comprati in Cina “molto più economici, e della stessa qualità” dice Ai Weiwei al Guardian), dal momento che non c’era più tempo per usare i pezzi donati per l’installazione.
La Letgo Room sarà donata da Weiwei al National Gallery of Victoria e i pezzi di Lego donati serviranno per creare una sua futura opera d’arte.

Andy Warhol-Ai Weiwei (i due artisti hanno anche le iniziali in comune) crea un dialogo costante tra due figure emblematiche del ventesimo e ventunesimo secolo, sottolineandone i punti di contatto su una vasta serie di tematiche: dal ruolo dell’arte, al rapporto con il loro tempo, con i media, la celebrità …

Organizzata dalla National Gallery of Victoria e dall’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, con la partecipazione di Ai Weiwei, che ha collaborato per più di tre anni alla sua realizzazione, la mostra, che sarà aperta fino al 24 aprile, presenta più di 300 opere dei due artisti, tra dipinti, sculture, serigrafie, installazioni, film, fotografie e pubblicazioni.
Mentre Warhol rappresenta “la modernità del ventesimo secolo, che è stato definito il secolo americano”, come spiegano i curatori della mostra, Ai Weiwei incarna “la vita contemporanea nel ventunesimo secolo, che è stato chiamato il secolo cinese”.

Dopo Melbourne la mostra sarà esposta a Pittsburgh, città natale di Andy Warhol, a giugno del 2016.
Accanto a opere iconiche di Andy Warhol e Ai Weiwei trovano spazio lavori commissionati all’artista cinese per l’occasione, come un’installazione tratta dalla serie Forever bicycles, composta da circa 1500 biciclette, Chandelier, un’opera di 5 metri di altezza composta da cristalli e di luci; Blossom 2015, un grande, spettacolare letto di fiori di porcellana bianca; e infine la Letgo Room.
With Flowers
2013-15 è un’installazione di grande impatto emotivo: su due pareti della stanza che vede al suo centroBlossom, l’enorme letto di fiori di porcellana, sono esposte fotografie di mazzi di fiori che Ai Weiwei ha messo sulla sua bicicletta fuori dal suo studio, sotto costante sorveglianza delle telecamere governative, in segno di protesta contro le autorità cinesi che avevano confiscato il suo passaporto e limitato la sua libertà di viaggiare liberamente.

Ai Weiwei riconosce l’influenza di Andy Warhol sulla sua opera. A New York , dove ha vissuto dal 1983 al 1993, Ai Weiwei ha conosciuto l’opera di Warhol per la prima volta. Il primo libro che compra appena arrivato a New York è The Philosophy of Andy Warhol (From A to B & Back Again) e nel 1987 si fa un significativo autoscatto di fronte al famoso ritratto multiplo di Andy Warhol, adottando lo stesso gesto.

Entrambi gli artisti hanno il desiderio di documentare esaustivamente il loro tempo, le loro vite ed esperienze e il fatto di essere entrambi impegnati nella comunicazione e nei media e di avere coltivato la celebrità.
Warhol è stato considerato un precursore dei social media, mentre Ai Weiwei, tornando da New York alla Cina, ha scoperto internet e ha aperto un blog, (chiuso dalle autorità cinesi nel 2009), che è una delle sue attività artistiche più conosciute.

Internet “ha cambiato totalmente la mia situazione”, dice Ai Weiwei “perché, finalmente, ho trovato questo preziosissimo dono che ha consentito a me, che avevo già perso tutte le speranze di comunicare, una nuova possibilità di esprimermi. Passavo giorni e notti su Internet, discutendo e condividendo idee su eventi del momento. Quello è stato il momento in cui mi sono più sentito vicino a Warhol. I suoi scritti erano molto simili ai messaggi di 140 caratteri di Twitter. Ho iniziato a creare film documentari, facendo e postando moltissime foto online, e ho partecipato a molte più interviste di quante ne avesse mai fatte Warhol”.
Così come Warhol era inseparabile dal suo registratore, così Weiwei è un “profeta” di Instagram e afferma: “Penso che la mia casa sia internet”.

C’è anche una sezione sui gatti, Studio Cats: Ai Weiwei e Warhol avevano in comune una grande passione per i gatti, immortalati da Warhol nei suoi scatti e disegni, e postati spesso da Weiwei sui social media.
Warhol aveva 25 gatti e Weiwei ne ha circa 30 nel suo studio a Pechino.

Gemelli, la “cinematerapia” esce dall’esperimento e diventa realtà

ROMA – Il Policlinico Agostino Gemelli di Roma in collaborazione con l’onlusMediCinema Italia avvierà un progetto innovativo di “cinematerapia” a partire dal prossimo marzo 2016 e sarà la prima struttura sanitaria italiana ad ospitare una sala cinematografica dedicata aquesto genere di approccio terapeudico. Si tratta della prima esperienza a lungo termine nel nostro Paese. La sala, una ex-aula didattica trasformata in sala cinematografica dotata di attrezzatura professionale, si trova all’interno dell’ospedale e potrà ospitare fino a 130 persone. Anche i pazienti allettati o in carrozzina potranno assistere alle proiezioni. MediCinema opera in Italia dal 2013 ed ha già realizzato delle attività legate alla cinematerapia in due strutture sanitarie lombarde. Il progetto del Policlinico Gemelli avrà invece valore continuativo, e rappresenterà un importante punto di partenza per la diffusione di progetti simili in Italia.

Il primato. Quello del Gemelli è un primato importante, visto che in Italia si parla ancora poco di cinematerapia e dei suoi benefici. Un metodo diffuso negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che nasce come integrazione alle classiche terapie mediche, e si basa sull’inclusione di un’attività quotidiana come quella di andare al cinema, durante la degenza in ospedale. Sono ormai numerose le ricerche scientifiche che ne evidenziano i benefici: il paziente va incontro ad un “effetto pausa”, che comporta la riduzione del dolore percepito e che provoca uno stato di benessere reale, riscontrabile a livello neurologico. Questo è ciò che ha confermato il professor Celestino Pio Lombardi, chirurgo endocrino promotore dell’iniziativa presso il Policlinico romano. Non solo la visione del film, ma l’esperienza stessa di intraprendere un’azione quotidiana come quella di prepararsi per andare al cinema e trovarsi in una sala cinematografica vera e propria, stimolano nel paziente quell’ “effetto pausa” che giova alla sua condizione. Lo stesso professor Lombardi insiste poi su un altro punto: “Uno degli obiettivi è quello di incoraggiare la nascita di progetti simili in altre strutture del Paese”.

Pellicole in anteprima. Il valore del progetto risiede nel suo carattere sperimentale, che punta a valutare gli effetti della visione cinematografica nel percorso del paziente e nell’approccio alla malattia. Trattandosi di un Policlinico universitario, la parte di ricerca rivestirà un ruolo importante e con essa il coinvolgimento degli studenti universitari nell’organizzazione e nella gestione delle attività. I film saranno selezionati da una commissione interna all’ospedale e da MediCinema Italia. Si tratterà di pellicole concesse dalle case di produzione in anteprima o pre-anteprima.